Lettera aperta ai candidati alla Presidenza della Regione sulla smilitarizzazione della Sicilia
Palermo, 7 aprile 2008
Non solo lo Statuto attende da 62 anni la sua applicazione in spregio a qualsiasi elementare norma di diritto costituzionale, ma ANCHE IL TRATTATO DI PACE DI PARIGI DEL 1947, per quanto attiene la Sicilia, attende di essere applicato.
Gli articoli 49 e 50 di tale trattato sono inequivoci: la Sicilia e la Sardegna sono smilitarizzate e dovranno ospitare solo modesti armamenti di tipo convenzionale, forze armate destinate al mantenimento dell’ordine pubblico, praticamente nessuna fortificazione.
Se si congiunge questa disposizione con quella dell’art.20 dello Statuto che trasferisce (sotto il comando del Governo della Repubblica) ogni funzione statale nell’Isola alle dipendenze amministrative della Regione, il quadro che ne deriverebbe sarebbe quello di una regione-stato semi-indipendente anche dal punto di vista militare, luogo neutralizzato e pacifico punto d’incontro tra popoli dei tre continenti.
Oggi la Sicilia è una grande portaerei. Un suo lembo è “donato” agli USA (Sigonella). Noi siamo amici degli Americani, amici politici, culturali ed economici. Ma non è necessario che siamo la loro base missilistica, né che diventiamo teatro di guerre (ne abbiamo avute tante nella storia). La comunità siculo-americana è ormai forte e rispettata: potrebbe agire efficacemente per spiegare oltreoceano le ragioni delle reali nostre esigenze di sicurezza.
Quasi tutte le forze armate dovrebbero essere smantellate nell’isola e le restanti, magari formate solo da volontari reclutati nell’isola, organizzate in uno stato maggiore che abbia il comando sul COMILITER di Sicilia (esercito), sulla regione militare Sicilia dei Carabinieri, su Marisicilia a Messina e sui due stormi aerei ospitati nell’isola. A capo un generale o ammiraglio nominato dal Governo Siciliano. Questa è la Costituzione italiana; questo l’ordinamento internazionale. Almeno quelli legittimi!
Che intendono fare i candidati presidenti per cancellare, più di 60 anni dopo, ogni traccia dell’ultima guerra che ha insanguinato la Sicilia?
Intendono promuovere questa legalità e questa pace?
O nasconderanno ancora la testa sotto la sabbia?
Vi salutiamo rileggendo uno stralcio di quel trattato con qualche commento e ponendo gli “omissis” solo sulle clausole transitorie oggi prive di qualsiasi possibilità d’applicazione ovvero quelle riguardanti altre parti del territorio italiano:
Art.49
1. Pantelleria, le Isole Pelagie (Lampedusa, Linosa e Lampione) e Pianosa (nell’Adriatico) saranno e rimarranno smilitarizzate [anche se, fuori dal territorio proprio delle isole, nulla impedisce un pattugliamento di guardia costiera; del resto oggi indispensabile per la lotta all’immigrazione clandestina].
2. OMISSIS
Art. 50
1. OMISSIS
2. In Sicilia e Sardegna tutte le installazioni permanenti e il materiale per la manutenzione e il magazzinaggio delle torpedini, delle mine marine e delle bombe saranno o demolite o trasferite nell’Italia continentale entro un anno dall’entrata in vigore del presente Trattato [si tratta delle armi di offesa del tempo; interpretazione adeguata vuole che nessun armamento sia mantenuto in Sicilia e Sardegna se non per la mera difesa convenzionale del terreno; così come nessuna installazione permanente destinata alla guerra d’attacco].
3. Non sarà permesso alcun miglioramento o alcuna ricostruzione o estensione delle installazioni esistenti o delle fortificazioni permanenti della Sicilia e della Sardegna; tuttavia …omissis …potrà procedersi alla normale conservazione in efficienza di quelle isntallazioni o fortificazioni permanenti e delle armi che vi siano installate [un’interpretazione letterale di questo comma porterebbe praticamente alla completa smilitarizzazione dell’isola, perché – anche con la manutenzione consentita – le fortificazioni o installazioni del 1947 sarebbero praticamente irrisorie; si può intendere con il mantenimento, senza alcun accrescimento, delle poche installazioni che “nel 2008” corrisponderebbero per capacità difensiva convenzionale a quelle esistenti nel 1947: ad esempio se l’aeroporto militare di Palermo Boccadifalco è stato nel tempo funzionalmente sostituito da quello di Trapani Birgi si può mantenere quest’ultimo senza restaurare quello della II guerra mondiale; se sono invece state costruite installazioni realmente nuove, allora andrebbero smantellate come peraltro esplicitato dal comma successivo].
4. In Sicilia e Sardegna è vietato all’Italia di costruire alcuna installazione o fortificazione navale, militare o per l’aeronautica militare, fatta eccezione per quelle opere destinate agli alloggiamenti di quelle forze di sicurezza, che fossero necessarie per compiti d’ordine interno [è lo stesso di sopra; qui per le nuove fortificazioni, lì per l’estensione delle vecchie; vale dunque lo stesso discorso, con in più l’eccezione per le forze armate destinate all’ordine pubblico].
E aggiungiamo che se queste pochissime forze sono previste per l’Italia, sarebbe assurdo che la Sicilia potesse ospitare liberamente invece eserciti, armate, della Nato o americane o di qualsivoglia altro paese. La smilitarizzazione ha senso solo se non è esclusivamente a danno dell’Italia, altrimenti è annessione a stato straniero.
Che poi le 4 forze armate (oltre al corpo della Guardia di Finanza) debbano essere “sicilianizzate” si evince dal dettato dell’art.20 dello Statuto: Il Presidente e gli Assessori regionali, oltre alle funzioni… [quelle legislative, istituzionali, etc.], svolgono nella Regione le funzioni … [quelle su cui l’ARS ha competenza legislativa più ogni competenza sugli enti locali]. SULLE ALTRE [e quindi su “tutte” le altre, comprese le militari] non comprese negli artt. 14, 15 e 17 svoglono un’attività amministrativa secondo le direttive del Governo dello Stato.
Essi sono responsabili di tutte le loro funzioni, rispettivamente, di fronte all’Assemblea Regionale ed al Governo dello Stato [come nel caso delle funzioni militari].
Antudo
L’ALTRA SICILIA – Palermo