Identità siciliana, identità meridionale ed MPA
La
recente riflessione sull’identità siciliana avviata dopo l’editoriale scritto da
Tipheus ci porta ad un altro confronto, ineludibile, con la cosiddetta “identità
meridionale” di cui si sente spesso parlare.
Leggendo alcuni articoli
pubblicati sulla stampa siciliana alla gloria dell’MPA e del suo leader e
riportati sul sito dello stesso movimento “Mpa-italia” dove si riporta la
dicitura Movimento per l’Autonomia ” ricominciamo dal Sud” il cittadino viene
ancora una volta disorientato: siamo autonomi in quanto siciliani o in quanto
meridionali?
Qual è la nostra patria, allora? Il “sud”? Ma se c’è un “sud” sarà sud di qualcosa, cioè d’Italia, e quindi non c’è identità distinta di
popolo.
Capiamo il disagio identitario dei popoli del Sud Italia nel non avere
un nome che li accomuna. Lo capiamo, ce ne rincresce, ma non vedo perché
dovremmo farci coinvolgere da questo problema. Bossi aveva lo stesso problema ed
ha, con qualche successo, inventato un termine nuovo forzando un po’ la
geografia: la Padania, del cui termine a malapena troverete più di dieci
citazioni nei 500 anni precedenti.
E il sud? Cos’è? Sud d’Italia?
Repubblica Partenopea? Regno di Napoli o Napolitanìa? Sicilia “al di qua del
Faro”? O semplicemente la somma di sei regioni italiane? Non lo sappiamo.
Forse qualcuno non ha ancora capito che la Sicilia non è il Sud e non ha
capito che chiamare uno stato o una regione con una coordinata geografica è il
modo migliore per negarne l’esistenza: “La Sicilia è la Sicilia”, punto e basta.
Lo sanno bene i furbi centralisti francesi che chiamano le loro regioni con nomi
anonimi come “Midi”, “Centre”, “Nord”, negazioni in termini del regionalismo,
ovvero i dipartimenti con nomi puramente geografici. Il disegno è quello
giacobino di recidere il legame tra l’uomo e il suo territorio. Non mi pare ci
possa appartenere.
Se un movimento che si dichiara autonomista siciliano
non ha chiare queste coordinate, non riporta la dicitura corretta neanche sul
sito (Mpa-Sicilia) credete ci potrà portare lontano? Anzi, credete che possa
essere definito un partito autonomista e siciliano?
Certamente no! E’ un
partito italiano … del sud. Ve li immaginate, tanto per ridere, i nazionalisti
scozzesi che si battono per i diritti del “nord del Regno Unito”, compresa
l”Inghilterra settentrionale? Sarebbero ridicoli e miserabili sindacalisti,
altro che nazionalisti identitari… Eppure il nord d’Inghilterra e la Scozia
hanno molti punti in comune, non ultimo la prevalenza storica del Labour, e gran
parte di assetti sociali ed economici. Ma questo non basta a diluire la
“Questione scozzese” come da noi non si può diluire la “Questione siciliana”.
Ma ogni albero si riconosce dai frutti e già in passato non avevamo
mancato di sottolinearlo, magari attirandoci le ire di qualche “sicilianista”
cortigiano dell’MPA che non avremmo alcuna intenzione di attaccare ma che,
indirettamente, si sente svergognato ogni volta che denunciamo chi è il suo
principale amico.
Non vorremmo riproporre i vari comunicati che a suo
tempo lanciammo a proposito del cambiamento del logo dove in un primo tempo
l’uccello del leader teneva in bocca la Sicilia lasciandola poi cadere per
sostituirla con il nastro tricolore.
Rileggendo i vari comunicati (verba
volant scripta manent) lanciati dalla nostra organizzazione, ci rendiamo conto
di quanto le nostre previsioni si siano rivelate giuste ora che il mistificatore
è rientaro all’o-vile democristiano stipulando un accordo con l’UDC di Toto’
VasaVasa.
Ma proprio a quei siciliani che ancora lo esaltano o credono
in questa bufala, come se non sapessero che non ha fatto altro da qualche anno
ad attingere al nostro lavoro, vorremmo chiedere: possibile che un movimento che
ha sei deputati nazionali, un senatore, 10 deputati regionali in Sicilia, tre
assessori regionali, oltre 50 sindaci, 50 tra consiglieri e assessori
provinciali, 800 consiglieri comunali e circa 40 presidenti di consigli
comunali, non abbia in pratica fatto niente, salvo chiedere qualche nuova
provincia?
Ah, se qualche sicilianista vero sedesse in quelle sedie che
musica diversa si sentirebbe.
E invece niente, da questi accesi
“meridionalisti”, niente di niente, la solita nenia democristiana,…
Ma
c’era bisogno di passare dal nazionalismo italiano a quello “meridionale” per
restare sempre uguali?
Antudo !