Né la faccia e nemmeno la facciata, hanno voluto salvare!
Ragusa, 24 luglio 2001
Col neonato governo già spirato per obesità politica, nel senso che
sarebbe
troppo politico e troppo poco tecnico, prima ancora di emettere i primi
vagiti e fare i primi danni, scoppia la guerra tra Micciché e Totò
(Cuffaro).
Il primo, che è l’altoparlante di Berlusconi in Sicilia,
appoggiato dalla ministra Prestigiacomo, spara a zero contro gli
assessori
del secondo; il quale si difende difendendo il suo operato.
Nella buona sostanza, Micciché, che per un breve periodo di tempo era
stato
anche candidato alla presidenza della Regione, ha bollato come “già
visto”
il nuovo governo di Totò (Cuffaro).
Roba politica, indigesta per la
gente
che si aspettava un nugolo di assessori-tecnici rigorosamente scelti
col
sistema Cencelli e con il pedigree a posto: il suocero, l’amico, il
cugino,
l’amante…
Insomma, la persona che, (non del tutto) fuori dalla
politica,
potesse dare spessore e lustro all’esecutivo.
Micciché si è molto infastidito per non avere letto il nome,
nientepopodimenoché, dell’ex ministro craxiano Gianni De Michelis tra
gli
assessori tecnici, mentre vi figurava quello di tale Marina Noé,
imprenditrice augustana col vezzo della politica: è assessore
provinciale a
Siracusa.
Per di più nel Cdu: il partito in cui milita, ma la cosa è da
verificare dati i recenti precedenti, lo stesso Totò (Cuffaro).
Chi è
costei
e come osa?
Tuonano i due deputati nazionali di FI che, giova dirlo,
nulla
hanno fatto per impedire che il loro collega di partito, il
super-riciclato
ed inquisito Castiglione, venisse indicato proprio da Totò (Cuffaro)
come
assessore all’Agricoltura e vice presidente della (sciagurata) Regione.
Così, mentre tutti invocano, canini al vento, qualche brandello di
poltrona
su cui poggiare le proprie natiche, si ode fin’anche il lamento triste
dei
socialisti che, evidentemente frustrati per il fallimento dell’affaire
De
Michelis (che poi non si capisce perché un veneziano debba venire a
fare l’
assessore regionale in Sicilia: ci mancano, forse, tecnici preparati?),
perorano la loro causa piagnucolando sul loro ottimo risultato
elettorale
che ha portato a Totò (Cuffaro) un poco meno di nulla per cento.
Ora la situazione è questa: dopo un incontro romano (fatto a spese di
chi,
ce lo dite, per favore?) tra Micciché e Totò (Cuffaro), una levigata ha
apparentemente ripianato le asperità dei giorni scorsi.
I due
espo-NENTI
politici si sono chiariti e Totò (Cuffaro) ha potuto dichiarare che
intanto
la giunta parte così com’è e poi si vedrà con l’assegnazione delle
deleghe.
Pressappoco simile il pensiero flebile di Guido Lo Porto: «L’esecutivo
resta
quello che è. Se ci sarà da fare qualche aggiustamento, sarà fatto in
corsa». Ma lui, lo sanno anche i muri (persino quelli mai edificati),
ha
fretta perché aspira ad essere nominato presidente dell’Ars.
Di tutto
il
resto, cosa si può pretendere che gliene freghi qualcosa?
E i siciliani, ancora una volta, potranno gioire per essere riusciti a
tenere intatta quella straordinaria frase del Lampedusa per cui tutto
cambi
per non cambiare nulla. Forza e coraggio, Isola nostra, se riuscirai a
resistere cinque anni anche a questa calamità, stai sicura che te ne
prepareranno un’altra del tutto simile per i prossimi cinque, e poi gli
altri cinque appresso, e poi gli altri cinque a seguire, e poi gli
altri
cinque…
Giovanni Cappello –
L’Altra Sicilia -Ragusa