Falcone e Borsellino eroi italiani?
Palermo, 11 ottobre 2007
L’uscita infelice del Presidente dell’ARS, Gianfranco Micciché sulla “tristezza” del nome dell’aeroporto di Palermo è stata occasione per esternazioni che, da Siciliani, ci rendono ancora più tristi e ci hanno fatto riflettere su qualcosa su cui non avevamo mai pensato.
La più triste è quella della sorella di Falcone che, in buona fede, definisce i due “martiri” “eroi italiani”.
Povera Sicilia e povera Maria Falcone!
Se i due giudici SICILIANI sono morti per l’Italia allora non è servito a niente il loro sacrificio, parliamoci senza ipocrisie!
Non sappiamo se i due martiri, nell’ignoranza generale sulla questione siciliana, avessero ben presente nella loro coscienza il fatto che la Sicilia non solo non è Italia ma che deve proprio a quest’ultima il regalo della mafia…Non lo sappiamo e non ci importa: la morte, il sacrificio, cancellano tutto e questo a noi basta a definirli vittime del sistema italiano politico-mafioso in cui a rimetterci la pelle sono sempre i Siciliani, specie quelli onesti.
Ma se dobbiamo stravolgere la verità, dipingendo la mafia come un “male siciliano” che l’Italia (poveretta) combatte per mezzo dei “suoi” giudici, ma che noi siciliani (cattivi) pervicacemente ostacoliamo… Allora è meglio dedicare l’aeroporto al carretto siciliano…
Poi, nel merito, ci siamo chiesti perché l’aeroporto è stato dedicato ai due eroici magistrati.
Fermo è che ora il nome non si tocca: non si tocca perché i martiri siciliani si meritano questo e altro e perché il “pulpito” da cui viene la predica è troppo infangato da “amicizie pericolose” (Dell’Utri, tanto per fare nomi) da non risultare quanto meno sospetto. Che segnale sarebbe oggi un cambio di nome? Il segnale che in Sicilia l’illegalità trionfa e che il sacrificio della propria vita non merita nemmeno la memoria. No, Micciché, quello che hai detto non è solo un errore, è gravissimo e inaccettabile.
Ma – ripetiamo – ci siamo chiesti perché l’aeroporto è dedicato ai due e non ad altri personaggi? Perché per così tanti anni è rimasto anonimo? Certo lo svincolo di Capaci, l’attentato, consentono l’accostamento con Falcone, mentre Borsellino, unito nella vita e nella morte al destino del collega, non poteva certo restare fuori dall’intestazione…
Ma ci pare che la stessa mentalità sinistrese che non vuole che i siciliani abbiano orgoglio e memoria per le cose buone, consente, anzi plaude, quando la Sicilia è associata come con un biglietto da visita alle tragedie mafiose.
Che ne direste di intestare l’aeroporto di Roma ad Aldo Moro? o alle vittime delle Fosse Ardeatine? Ovviamente i suddetti martiri hanno avuto mille riconoscimenti, ma… nessuno avrebbe pensato di intestare la “porta dell’Italia” ad un luttuoso fatto di sangue. Si chiama invece “Leonardo da Vinci” (che con Roma non aveva neanche nulla a che fare) e la mente va al solito Rinascimento (con il quale, per inciso, noi non c’entriamo nulla), a Firenze, a Venezia, alle belle chiese, alla Gioconda,… E’ insomma un’operazione di marketing, che male c’è?
Ormai il nostro nome è questo e non si tocca; che segnale sarebbe?
Ma era proprio, proprio, proprio opportuno legare Palermo alla mafia in modo così indelebile? Si poteva dedicare qualunque cosa al nostro eroe; proprio l’ingresso, proprio il biglietto da visita? Ai post-comunisti ed agli anti-mafiosi di professione questo fa andare in “brodo di giuggiole”. Noi, a rifletterci, e dobbiamo ammettere che ci stiamo riflettendo soltanto oggi, siamo un po’ meno entusiasti…
Non potrebbe succedere il contrario? Che chi atterra, anziché ricordarsi degli eroi, si convince che qui “siamo in terra di mafia” e che quindi comandano sempre “loro”?
Ogni paese dedica le vie ai propri martiri della libertà solo quando la libertà è conseguita! Non prima! Una Sicilia liberata dalla mafia (e dall’Italia) che dedica infrastrutture a chi ha dedicato la propria vita a questa lotta, fa capire quanto importante sia stata la liberazione.
Ma, ora, che si deve intendere? Non lamentiamoci poi se i tour operator organizzano “mafia tour”… C’è chi ci specula, politicamente ed economicamente sul fango quotidiano che ci viene buttato addosso.
L’Altra Sicilia, Palermo