Il sogno di un Siciliano della diaspora, originario di Palermo
Veenendaal (NL), 10 ottobre 2007
Sono un giovane Siciliano, originario di Palermo, cui non piace piangersi addosso. Dopo il dottorato di ricerca ho deciso di emigrare per ottenere ciò che credevo di meritare dopo tanti anni di studio e di grandi sacrifici. Dovendo scegliere tra il nord d’Italia e l’estero ho optato per il secondo, senza esitazione. Difatti, ritengo sia meglio sentirsi stranieri in un paese straniero, piuttosto che stranieri in patria!
Vivo nei Paesi Bassi, paese generalmente noto col nome di una delle sue regioni, e cioè l’Olanda.
Questa terra, dinamica e meritocratica, offre grandi opportunità a chi ha competenze e voglia di emergere. In questo paese, le intelligenze vengono attratte dall’estero offrendo loro regimi di detassazione favorevolissimi. Questo la dice lunga sulla lungimiranza della classe dirigente olandese.
I Paesi Bassi sono un paese grande poco più di una volta e mezzo la Sicilia con una popolazione di circa diciassette milioni di abitanti, ovverosia più di tre volte la popolazione Siciliana, la più alta densità di popolazione d’Europa, una delle più alte al mondo.
Quasi del tutto urbanizzato, quindi, il suo territorio si sviluppa in un modo razionale e funzionale, tale da garantire a tutti alti livelli di qualità della vita in termini di servizi disponibili e facilità di accesso ai medesimi. Ogni cittadino può contare su una grande quantità di verde pubblico a sua disposizione insieme a una straordinaria quantità di infrastrutture, strade, ferrovie; per non parlare delle piste ciclabili, disponibili dappertutto, dentro e fuori i tessuti urbani.
I centri storici di questo paese sono intatti e valorizzati all’inverosimile, le periferie a misura d’uomo, immerse nel verde e disegnate secondo canoni architettonici che preservano il bello e il paesaggio naturale.
Vivere all’estero insegna tante cose. Ad esempio il valore della patria, dell’appartenenza a un sistema di valori, dell’identità. Anche nel paese più ospitale del mondo, la ricerca delle proprie radici è un bisogno imperativo. Confrontarsi ogni giorno con culture diverse, oltre ad aprire la mente, porta inevitabilmente a porsi domande sulla propria identità. La ricerca delle proprie radici è un fatto naturale, che nemmeno l’anonima Unione Europea – con il suo anonimo euro – potrà mai riuscire a cancellare.
Un giorno ho fatto un sogno, che aveva del rivoluzionario: quel percorso in autostrada che faccio ogni giorno, quei settanta e passa chilometri che mi separano da Amsterdam, in realtà mi separavano dalla capitale del Mio Paese, Palermo. Attorno a me non c’era la pianura sconfinata ma colline lussureggianti ricolme d’ogni ben di Dio. Le uscite dell’autostrada non erano Utrecht, Rotterdam, Breda, bensì Petralia, Monreale, Cefalù.
Sull’autostrada passavano decine di TIR con su scritti i nomi di tante, diverse aziende Siciliane. Al mio fianco, un po’ più in là, sfrecciavano treni a lievitazione magnetica.
Dipinti di giallo e di rosso – i colori nazionali –, collegavano in poche decine di minuti tutte le città-stato della Sicilia. All’uscita dell’autostrada Palermo si mostrava a me in tutto il suo splendore. Non c’era più disordine né miseria. Era splendida Palermo, splendido il suo centro storico, intatto, restituito al suo glorioso passato. Era magnifica la Palermo liberty, i suoi boulevard alberati e profumati come lo erano una volta. Non c’era più quella difforme coltre di anonimo cemento che ne avviliva la bellezza.
I suoi quartieri periferici erano belli, pieni di verde, a misura d’uomo. L’edificio in cui lavoravo era un grattacielo di ultimissima concezione: frutto dell’estro e del ‘genio’ di Palermo, non temeva il confronto con le altri capitali del mondo.
Affacciandomi dalla finestra del mio ufficio vedevo i tetti della città vecchia, le cupole rosse di San Giovanni degli Eremiti, quelle delle chiese barocche, e laggiù in fondo il Mar Tirreno, d’un colore azzurro vivo, attraversato da un incredibile numero di imbarcazioni private e commerciali di ogni dimensione e dal design avveniristico.
La bandiera della Sicilia liberata veniva issata in ogni dove: era uno sventolio di giallo e di rosso. La più grande si poteva ammirare sul Palazzo Reale (Palazzo dei Normanni), la sede del Capo dello Stato e del Parlamento Siciliano. Al centro della bandiera, la Trinacria, simbolo millenario dell’unità e dell’indipendenza dei Siciliani, danzava sorridente e fiera, sollecitata da un vento mite, immersa in un bagno di sole.
Il Popolo Siciliano, una volta liberato dalle catene, poteva esprimersi al meglio dei propri talenti. Buona parte dei suoi figli dispersi nel mondo erano ritornati in Patria, attratti da impareggiabili prospettive di sviluppo.
C’erano opportunità per tutti, i giovani potevano facilmente mettere su famiglia e trovare una bella casa. Si viveva solo del proprio lavoro, del proprio sudato e onesto lavoro.
I turisti arrivano a flotte da ogni parte del mondo, grazie alle numerose compagnie aeree low-cost sviluppatesi intorno all’aeroporto intercontinentale di Palermo e a quello internazionale di Catania.
Dalla vicina Italia e da tutto il Mediterraneo, i nostri ospiti potevano raggiungerci grazie a navi superveloci che facevano scalo nei numerosi porti del Paese. Tutti venivano per ammirare questo paese di tradizioni millenarie e godere del suo paesaggio, del suo mare, e delle sue splendide città. Qui potevano trascorrere la più indimenticabile delle loro vacanze, e tornavano ogni anno, anche in inverno. Le coste, finalmente liberate dal cemento, ospitavano alberghi bellissimi da fare invidia alle località più esotiche del mondo, oltre che attrezzature per lo sport ed il tempo libero in cui ci si poteva svagare tutto l’anno.
Con circa quindici milioni di abitanti, la Sicilia era lo Stato più ricco del Mediterraneo, e uno dei più ricchi al mondo!
Questo sogno potrà diventare realtà solo se si darà corpo alla nostra carta costituzionale, lo Statuto di Autonomia della Regione Siciliana, che dà alla Sicilia poteri da Stato sovrano.
Il coraggio sia il tuo signore! – Antudo!
Piermarco Burrafato
L’Altra Sicilia, Paesi Bassi