Gibellina: I pali eolici sì, le poppe al vento no?
E’ triste leggere la teatrale indignazione del sindaco di Gibellina Vito Bonanno contro la modella Melita Toniolo, rea di avere posato, poppe al vento, sul «Cretto» di Alberto Burri tra i ruderi della vecchia Gibellina distrutta dal terremoto del ’68.
Triste perché questo clamore costruito a tavolino e la consequenziale logorrea di più o meno sinceri risentimenti, è il contraltare penoso e beffardo di un colpevole e compiaciuto silenzio, quello sui pali eolici costruiti sullo sfondo dello stesso «Cretto», senza che si intonassero le rituali prefiche di intellettuali o amministratori «offesi»
Ecco, avremmo fatto a meno di ascoltare il curiale moralismo del sindaco su due poppe al vento e sentirlo spendere piuttosto una parola di indignazione contro quei futuristici pennacchi bianchi e rossi che svettano sulle colline di Gibellina, la cui azzardata collocazione viola quella tanto invocata «sacralità» del luogo.
Forse la Toniolo e la sua produzione hanno avuto il torto di non pagare dazio. Alla «Endesa Italia» è bastato garantire 100 mila euro di introiti per le casse comunali per costruire i pali sul «Cretto di Burri» e trasformare l’eccitata indignazione del primo cittadino in una poco onorevole indifferenza.
Scriveva Gesualdo Bufalino: «La parola è una chiave, ma il silenzio è un grimaldello»
Nino Ippolito
Salemi