La quarta funzione costituzionale dello Stato: la Sovranità Monetaria
Quando un governo dipende dai banchieri per il denaro, questi ultimi e non i capi del governo controllano la situazione, dato che la mano che dà è al di sopra della mano che riceve…
Il denaro non ha madrepatria e i finanzieri non hanno patriottismo né decenza; il loro unico obiettivo è il profitto. – Napoleone Bonaparte, 1815
Quando la moneta era d’oro, lo stato aveva la sovranità
monetaria perché la moneta, sin dall’emissione, era proprietà del
portatore. Dei valori monetari partecipava tutta la collettività
secondo il principio della società organica che è la proiezione
storica dell’apologo di Menenio Agrippa: lo stomaco gode della sua
funzione a parità di condizioni con tutte le membra.
Con l’avvento dello stato costituzionale, la quarta funzione dello
stato è stata assunta dai grandi usurai. Ciò spiega perché
la Rivoluzione Francese
fu promossa dalla Banca d’Inghilterra e dall’eresia protestante che
entrò in Europa continentale non con la fondazione di una “chiesa”,
ma di una “banca”:
la Banca Protestante
presieduta dal Necker, consigliere finanziario di Luigi XIV.
I banchieri ben sapevano che il valore sta nel “tempo”
non nello “spazio”: è una “previsione” e non una
“merce”, tanto è vero che la moneta ha un valore
arbitrariamente illimitato, anche se il simbolo è di costo nullo
(carta). Anche il valore dell’oro non stava nel metallo, ma nella “previsione
di poter comprare”.
Facendo leva sul riflesso condizionato causato dall’abitudine secolare
di dare sempre un corrispettivo per avere denaro, le banche centrali
hanno emesso la moneta col corrispettivo del debito, cioè “prestandola”.
In tal modo i grandi usurai non si sono solo limitati ad espropriare i
popoli dei valori monetari, ma li hanno indebitati di altrettanto,
caricando, sin dall’origine, il costo del denaro del 200%. In tal modo
le monarchie cattoliche della vecchia Europa sono crollate perché
trasformate da “proprietarie” in “debitrici” del
proprio denaro. I banchieri si sono comprati i re, digiuni di
cultura monetaria, con il corrispettivo del debito, cioè “arricchendoli”
di “moneta-debito”: la c.d. “moneta nominale”.
Quando la moneta era d’oro chi trovava la pepita se ne
appropriava senza indebitarsi verso la miniera e questa regola valeva
per tutti: re, nobili e plebei.
Con l’avvento dello stato costituzionale, al posto della miniera sta
la banca centrale, al posto della pepita un pezzo di carta, al posto
della proprietà il debito perché la banca emette moneta solo
prestandola e la moneta circola gravata del debito non dovuto al
signoraggio bancario.
Con un costo iniziale del denaro, all’origine, del 260% comprensivo di
capitale ed interessi, si è resa impossibile la puntualità dei
pagamenti. È nata così l’epidemia del “suicidio da
insolvenza”
che non ha precedenti nella storia e che è il segno dell’avvento
dell’usurocrazia.
Le vicende scandalose dei drammi economici, che hanno
dilaniato la società del nostro tempo, impongono ormai l’assoluta,
inderogabile necessità, di considerare nella costituzione la funzione
monetaria dello stato. Fino ad oggi ciò non era possibile perché
mancavano i due cardini fondamentali della scienza monetaria: a) la definizione
del valore monetario come valore indotto, e b) la legge della
rarità monetaria che, in sintesi, sono i seguenti: a)Il valore
indotto – Posto che ogni unità di misura ha la qualità
corrispondente a ciò che deve misurare, come il metro ha la qualità
della lunghezza perché misura la lunghezza, la moneta ha la qualità
del valore perché misura il valore e la qualità della rarità perché
sono rari (economici) i beni di cui misura il valore.. La moneta è
pertanto misura del valore e valore della misura che è il potere
d’acquisto che basa sulla previsione di poter acquistare
(creata per convenzione come ogni misura) e non sulla riserva. b)
La legge della rarità monetaria. Poiché il prezzo di mercato
non è solo l’indice del valore dei beni, ma anche del punto di
saturazione del mercato – per cui il mercato è saturo quando i prezzi
tendono a coincidere con i costi di produzione – solo quando questa
coincidenza tende a verificarsi, occorre fermare sia la produzione dei
beni che l’emissione monetaria.
Su questi fondamentali principi è possibile concepire la
funzione monetaria come quarto potere dello stato costituzionale perché
consentono di definire il “dover essere” dell’organo
monetario. All’attuale “arbitrio” dei governatori delle
banche centrali va sostituita la “discrezionalità tecnica”
di una funzione organica, esattamente definita ed eticamente e
giuridicamente limitata e finalizzata al bene comune, non a
quello dell’usura.
L’emissione e l’utilizzazione della moneta vanno programmate sulle
finalità di interesse pubblico e privato senza alcun problema di rarità
perché – liberata la moneta (con la scoperta del valore indotto)
dall’equivoco della riserva (peraltro abolita dal 15 agosto 1971) –
l’emissione monetaria va commisurata alla quantità dei beni e servizi
misurati e misurabili nel valore, considerando come tali, non solo i
beni e servizi esistenti, ma anche quelli previsti. La previsione dei
beni producendi è, di per se, un bene (Si pensi ad es. al valore di un
brevetto).
Per quanto riguarda la destinazione d’interesse pubblico,
va evidenziato che – dichiarata la moneta di proprietà dei cittadini
– lo stato dovrà trattenere all’origine quanto necessario per
esigenze fiscali e di pubblica utilità, liberando i contribuenti dal
peso di milioni di ore di lavoro banalmente distrutti per mere formalità
contabili e amministrative.
Merita inoltre di essere evidenziato il comportamento delle banche
centrali che pretendono di vantare, come pubblico interesse, la
destinazione a “riserva” anche dei beni diversi dall’oro.
La riserva aveva un significato quando la banconota era
convertibile in oro a richiesta del portatore. È diventata ormai una
ridicola sceneggiata, per mascherare la truffa dell’emissione con cui
la banca centrale consegue un arricchimento parassitario pari alla
differenza – duplicata dall’equivalente prestito – tra costo
tipografico e valore nominale della moneta.
Per quanto riguarda la destinazione d’interesse privato,
va precisato che ad ogni cittadino spetta, all’atto dell’emissione,
la sua quota di “reddito monetario di cittadinanza”, in
attuazione del disposto del 2° co. dell’art. 42 della Costituzione,
che prevede l’accesso alla proprietà per tutti.
Si realizza in tal modo un diritto della persona con contenuto
patrimoniale, non come elemosina di stato, ma come acquisto della
proprietà, a titolo originario, perché ogni membro della collettività
contribuisce a creare il valore convenzionale della moneta, per il solo
fatto che l’accetta. Col reddito di cittadinanza si finanziano i
produttori, finanziando i consumatori, che è l’unico modo razionale
per evitare elargizioni di moneta in base a scelte arbitrarie e
clientelari.
Sostituendo all’oro il simbolo cartaceo, la moneta
nominale ha acquistato due qualità tra loro in contrasto, anche se non
incompatibili: la rarità programmata ed il costo nullo
che hanno dovuto operare nell’esperienza della circolazione monetaria
esasperando la separazione culturale tra quelli che sanno: i
padroni del signoraggio monetario, e quelli che non sanno: gli
altri.
In conclusione, il quarto potere costituzionale deve essere
concepito sulla finalità di restituire allo stato la funzione
monetaria ed al popolo la proprietà della moneta. Questa riforma è
diventata ormai indispensabile per uscire dall’asservimento al
“signoraggio bancario” e dare inizio ad un regime di democrazia
integrale in cui i popoli non abbiano solo la sovranità politica, ma
anche quella monetaria, per vivere tempi nuovi a dimensione umana,
liberi dall’angoscia dell’insolvenza ineluttabile dei debiti non
dovuti alla grande usura.
Giacinto Auriti
Link originale dell’articolo:
http://www.disinformazione.it/quarta_funzione_dello_stato.htm
FORSE NON TUTTI SANNO CHE:
- Nessuna norma del trattato di Maastricht stabilisce di chi sia la
proprietà dell’Euro all’atto dell’emissione
- Non si può dire chi sia debitore e chi creditore nella fase di
circolazione
- L’Euro, pertanto, a rigor di termini, non può essere considerato moneta
a corso legale perchè manca la certezza del diritto
… La proprietà dell’Euro dev’essere riconosciuta a TUTTI i cittadini
europei sin dall’atto dell’emissione, dato che sono costoro che, accettando la
moneta, ne creano il valore. Così facendo, quindi, ne acquistano la proprietà.
Ne consegue che, non essendo la BCE proprietaria dei valori monetari, non può
prestarli. Tutto l’Euro che sarà emesso, dovrà essere accreditato alle
collettività nazionali che, contestualmente all’emissione, vanno riconosciute
uniche proprietarie della loro moneta. Posto che la recente scoperta del
valore indotto ha dimostrato che tutti possono prestare denaro, tranne chi
lo emette, il mancato rispetto di questo principio consoliderebbe i reati di
TRUFFA, USURA, FALSO IN BILANCIO, ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA ALLA
TRUFFA e, di conseguenza, istigazione al SUICIDIO da insolvenza.
[Altrimenti] i popoli europei si andrebbero ad indebitare, verso la BCE, senza
alcun corrispettivo e per un debito non dovuto, pari a tutta la massa
monetaria in circolazione.
(G.A.)