Resistere alla soppressione dei treni a lunga percorrenza
Ancora una rapina, l’ennesima, si consuma ai danni del Popolo
Siciliano. Ciò che sta accadendo al nostro trasporto pubblico è solo l’ultimo di
una lunga serie di scippi perpetrati a nostro danno da quando i “liberatori” in
camicia rossa sono venuti a liberarci.
Dopo averci infatti liberato del
nostro oro, delle nostre banche, delle nostre imprese, della nostra energia, del
nostro paesaggio, della nostra identità, ma soprattutto del diritto a un lavoro
dignitoso e a una vita sana nella Nostra Terra, questa volta ci tolgono perfino
il diritto a quella parvenza di trasporto pubblico che ci lesinano dal 1860!
Fino al primo luglio la situazione era questa: al nord un servizio
pubblico dignitoso con un prezzo X per il viaggiatore; al Sud un servizio di
trasporto pubblico da quarto mondo, quindi a un costo molto basso per
Trenitalia, ma sempre allo stesso prezzo X per il viaggiatore. Pertanto, se al
Sud i costi per Trenitalia sono inferiori ma gli introiti gli stessi che al
nord, significa una cosa sola: Trenitalia, ovvero lo Stato italiano, ottiene al
Sud un profitto, un surplus ricavato indebitamente sulle spalle dei viaggiatori
meridionali. Profitto che usa per garantire al Nord un servizio ferroviario di
qualità. Storia vecchia si dirà: la ricchezza del nord viene costruita da sempre
sfruttando ed espoliando il Sud (a tal proposito, leggasi articolo de L’Abate Vella sulla “monnezza” di Napoli).
Dal primo luglio la situazione diventa ancora peggiore. Trenitalia, con
l’appoggio della Regione Siciliana, mette in atto un’operazione camuffata dai
soliti pretesti d’efficienza, ma che invece ha tutto il sapore dello
smantellamento d’un servizio essenziale per la vita del nostro popolo.
Cosa ti combinano questa volta i nipotini di Cavour insieme ai
rappresentanti del popolo che siedono a Palazzo dei Normanni? Qualcosa che ha
dell’incredibile. Qualcosa che solo una nazione assediata e piegata da uno Stato
straniero potrebbe lasciarsi fare senza battere ciglio. E cioè, in una terra
bisognosa di trasporti – come del pane – per potere sviluppare il proprio
turismo e la propria economia, lo Stato italiano, anziché darci più treni,
riduce il numero di quelli già esistenti, cancellando con un colpo di spugna i
treni a lunga percorrenza sulla tratta PA-ME, e lasciandoci letteralmente col
sedere per terra!
E come la compie questa rapina? Elementare Watson:
come ha compiuto tutte le altre, e cioè con la complicità della Regione
Siciliana e delle penne di giornalisti compiacenti che vorrebbero far passare
per “razionalizzazione dei trasporti” quella che invece si profila come
l’ennesima espoliazione ai danni della Sicilia e dei Siciliani.
Cosa
comporta nella pratica questo ladrocinio organizzato da un manipolo di burocrati
romani con stipendi d’oro e il cuore razzista? Ebbene, persi i treni che portano
direttamente a Roma o Milano, una buona parte dei Siciliani dovrà ora recarsi a
Villa San Giovanni in macchina o in pullman, con un maggiore consumo di energia
e ovvi danni per l’ambiente.
Per la serie: Siciliani, dove credete di
volere andare? Non c’è posto per voi tra le nazioni sviluppate; tornate indietro
di qualche anno nella scala evolutiva!
Ma non è finita qui. Lo sviluppo,
si diceva, in Sicilia passa senz’altro per il turismo. Allora cosa ti combinano
i papponi della bene amata patria? Ti cancellano con un colpo di spugna quasi
tutte le stazioni della tratta PA-ME, tra cui quella di Capo d’Orlando, ridente
centro della costa tirrenica con una spiccata vocazione turistica. Anche uno
stupido può farsi un’idea del danno che ciò causerà al turismo orlandino e agli
altri centri costieri tra Palermo e Messina.
Ci si chiede: basterà
questo per placare la voracità dei tosco-padani? Sembra proprio di no; sembra
proprio che ci vogliano spezzare le ossa. E allora oltre al danno, la beffa: ti
danno un servizio scadente, ti cancellano le corse, ti costringono a prendere la
macchina, ti obbligano a chiudere bottega se vivi di turismo – quando già non ci
abbia pensato la mafia portata dai liberatori a fartela chiudere – e in più,
siccome sei uno schiavo negro, ti aumentano anche il prezzo del biglietto del
7%, adducendo che ciò servirà a fare la manutenzione e a comprare nuovi treni
(sic!). E tutto ciò, quando al nord la manutenzione e i treni funzionanti sono
da sempre garantiti a prescindere e con i soldi delle tasse pagate da tutti,
quindi anche dai Siciliani.
Se la matematica non è un’opinione, con
questa operazione Trenitalia, quindi lo Stato italiano, ci guadagna ben tre
volte a scapito nostro: sopprimendo i treni a lunga percorrenza; sopprimendo le
stazioni; aumentando il prezzo del biglietto.
Dove finisce questo
immenso surplus? Se è vero come è vero che non rimane in Sicilia, questi soldi
“siciliani” continueranno a finanziare le ferrovie di altre parti del paese,
prima fa tutte il vorace nord.
Vergogna!
È venuta l’ora che i
Siciliani di tutto il mondo si uniscano e denuncino a gran voce lo stato di
sfruttamento e asservimento della Sicilia all’Italia. Le più alte cariche e
rappresentanze del Popolo Siciliano sparso per il mondo devono unirsi e urlare
il loro dissenso, facendo vedere una volta e per tutte che noi non siamo muli da
soma e che non abbiamo più niente da sacrificare sull’altare della patria.
L’Altra Sicilia – Olanda esorta tutti i Siciliani a dar vita a un grande
movimento di protesta, capace di tutelare e difendere i DIRITTI INALIENABILI DEL
POPOLO SICILIANO.
Vogliamo che ci venga riconosciuto il DIRITTO DI
ESISTERE e di ESSERE CONSIDERATI ALMENO ALLA STESSA STREGUA DEGLI ALTRI ITALIANI
D’ITALIA, né più né meno.
Durante il sit-in promosso l’1 giugno scorso
dal sindaco di Capo d’Orlando, Enzo Sindoni, alla Stazione ferroviaria di Capo
d’Orlando, è stato lanciato l’invito a tutti i Siciliani, ovunque residenti nel
mondo, perchè vengano inviate, tramite il sito www.capodorlandonline.it, UN MILIONE DI E-MAIL a tre
indirizzi: alla RFI (Rete Ferroviaria Italiana), al Ministro dei Trasporti e al
Presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro.
Questo per
iniziare; il resto si concerterà strada facendo con un piano condiviso fra i
soggetti attivi e liberi della Sicilia che nelle piccole e grandi città
vogliono: “Resistere, resistere, resistere”.
Piermarco Burrafato
L’Altra Sicilia – Olanda
Chiunque voglia partecipare all’iniziativa “1 MILIONE DI E MAIL… Per la
difesa dei DIRITTI MINIMI E GIUSTI DELLA SICILIA…” può farlo cliccando sul
seguente link.
La Presidenza
L’Altra Sicilia