Lettera all’ambasciatore del Pakistan
Dubai, 13 luglio 2007
Alla c.a. di S.E. l’Ambasciatore del Pakistan in Italia
Mirza Qamar Beg
Via della Camilluccia 682
00135 Roma
Fax 0039 06 36301936
pareprome@linet.it
e p.c. a S.E. l’Ambasciatore di Italia – Islamabad
Roberto Mazzotta
54, Margalla Road, F-6/3
Fax 0092 51 2829026
segreter@embassy.italy.org.pk
segreteria.karachi@esteri.it
Egregio Ambasciatore,
è con enorme sgomento ed apprensione che udiamo che proprio mentre L’Altra Sicilia – Al Servizio della Sicilia e dei Siciliani, apre la sua prima sede in un paese islamico a Dubai negli Emirati Arabi Uniti, uno dei più autorevoli esponenti del governo italiano, e cioè il ministro Giuliano Amato, in carica al Ministero degli Interni, si permette di rilasciare dichiarazioni discriminatorie nei confronti dei siciliani e diffamatorie nei confronti, oltre che degli stessi siciliani, anche dei paesi di religione e cultura islamica, con i quali noi siciliani condividiamo una importantissima e gloriosa parentesi storica, nonchè innumerevoli tratti culturali.
Secondo il suddetto ministro sarebbe tradizione ed usanza siculo-pakistana quella di picchiare le donne brutalizzandole: un comportamento quindi tipico delle popolazioni sia del Pakistan che della Sicilia.
Tale dichiarazione è discriminatoria nei confronti dei siciliani poichè lì pone su di un livello diverso rispetto a tutti gli altri cittadini italiani suggerendoli inferiori culturalmente e geneticamente e quindi bisognosi di quella rieducazione culturale che lo Stato Italiano tenta inutilmente di somministrarci a forza da circa 150 anni.
E’ diffamatoria non solo dei popoli pakistano e siciliano, chiamati in causa direttamente dalle parole dell’incauto esponente del governo, ma anche di tutto l’Islam, in quanto è ovvio come l’unico tratto che accomuni i due popoli, mai venuti in contatto direttamente, stia proprio nella condivisione dell’Islam come realtà attuale nel paese asiatico, e come realtà storica per il popolo mediterraneo il cui ricordo si manifesta con forza nei costumi, nelle usanze, nella lingua e financo nei tratti somatici dei siciliani di oggi.
L’Altra Sicilia invita pertanto le ambasciate non solo del Pakistan, ma anche quelle di tutti gli altri paesi musulmani in Italia, nonchè i rappresentanti delle comunità islamiche sparse nella penisola ad unirsi a noi nel chiedere le dovute spiegazioni ed eventuali scuse da parte dello Stato Italiano.
Dal canto nostro, come siciliani, ci chiediamo e chiediamo allo Stato di spiegarci che cosa ci abbiano insegnato coloro i quali si sono auto-incaricati della rieducazione e civilizzazione di noi esseri inferiori riguardo al rispetto per la donna e per l’essere umano in generale, visto che l’esempio che ci viene ogni giorno fornito dai LORO mezzi di comunicazione (giornali, televisione, cinema) dove giornalmente la figura umana viene mercificata e svenduta alla pubblica libidine potrebbe piuttosto essere additato a causa dello sfascio sociale in cui versano le nostre città ed i nostri paesi.
Sarebbe questa la loro “civiltà”?
Assabenedica (As-salaam-alaykum in lingua siciliana),
Antonio Santagati
Dubai, 13th july 2007
The Honorable Mirza Qamar Beg, Ambassador of Pakistan in Italy
Via della Camilluccia 682
00135 Roma
Fax 0039 06 36301936
pareprome@linet.it
e p.c. a S.E. l’Ambasciatore di Italia – Islamabad
Roberto Mazzotta
54, Margalla Road, F-6/3
Fax +92 51 2829026
segreter@embassy.italy.org.pk
segreteria.karachi@esteri.it
Dear Mr. Ambassador,
It is with great dismay and apprehension that we hear that right when L’Altra Sicilia (The Other Sicily – To the service of Sicily and the Sicilians), is opening its first office in an Islamic country in Dubai (UAE), one of the most prominent exponents of the Italian Government, Mr. Amato, minister of interior, can afford to release discriminatory declarations about Sicilians and defamatory ones for not only the Sicilians themselves, but also of all countries of Islamic religion and culture, with whom Sicilians share a most important and glorious historical time, not mentioning the unnumbered cultural traits.
According to the aforementioned minister it is a Sicilian and a Pakistani peculiar tradition and custom that of beating women brutalizing them: a behavior then typical of both the Pakistani people and of the people of the Mediterranean Island.
This declaration is discriminatory of the Sicilian people because it puts them on a different level with respect to the other Italian citizens, suggesting them inferior both culturally and genetically and so in need of that cultural re-education that the Italian Government is trying to feed to us by force from about 150 years.
It is defamatory not only of the Pakistani and of the Sicilian people, directly cited by the incautious exponent of the government, but of all Islam, as it is obvious that the only trait that the two people that have never been in touch directly have in common is really the sharing of Islam, a present day reality in the Asian country, and an historic reality for the Mediterranean people in whose customs, habits, language and even in many somatic features the traces of that fundamental experience is clearly alive.
L’Altra Sicilia for this reason invites the embassies of Pakistan and of all the other Muslim countries in Italy, and the representatives of the Islamic communities scattered along the country to join us in asking the due explanations and the possible excuses from the Italian State.
From our side, as Sicilians, we are wondering and we ask to the State to explain us what have been teaching us those who self-appointed themselves of the task of re-educating and of civilizing us, inferior beings, about the respect for the women and for the human beings in general, given that the example that every day we get from THEIR media (newspapers, television, cinema), where the human person is every day merchandized and cleared out to the public lust, could instead be pointed out as a cause of the social degeneration in which our cities and towns are falling.
Is this their “civilization”?
Assabenedica (As-salaam-alaykum in Sicilian language),
Antonio Santagati