Limonte? No, grazie
Lo confesso: ho sempre pensato che sarei morto prima di vedere la fine della mia amata terra di Liguria. Già perché con una classe politica di infima qualità, con un’imprenditoria capace solo a mendicare gli aiuti di stato, senza volontà di rischiare e di fare impresa per davvero, con una popolazione che quando va bene mugugna un po’ e poi accetta tutto, anche di non parlare più la lingua dei nostri padri, con un materiale umano così, ebbene qualcuno ha ancora il dubbio che la Liguria, prima o poi, non sparirà?
Nessun dubbio! Solo che non me l’aspettavo così presto: ecco tutto. Pensavo che non l’avrei vista, la fine della Liguria. Ben inteso nessuna contrarietà ad accordi economici: quelli si fanno con tutto il mondo: dalla Cina, all’India, all’Inghilterra e via dicendo. Nulla di male accordarsi col vicino Piemonte per far funzionare meglio e di più gli ospedali delle due Regioni o quello che vi pare.
Ma perché, mi chiedo, la Facoltà di Ingegneria di Genova deve essere “l’estensione del Politecnico di Torino” e non un politecnico a se stante? I nostri vecchi falsificarono addirittura l’anno di fondazione dell’Università per opporsi alle vessazioni e ai tagli che il governo di Torino voleva imporre al nostro Ateneo! E che bisogno c’è, aggiungo, di fare un simulacro di parlamento del Nord Ovest dove, con 60 consiglieri contro 40, il Piemonte ha sempre ragione?
Stiamo perdendo la nostra lingua genovese, il Mar
Ligure ormai è diventato Alto Tirreno, le nostre terre del Novese sono dette Basso Piemonte, invece che Alta Liguria come la storia vorrebbe, e, invece di far qualcosa per riottenere dignità e responsabilità decisionali, i nostri strateghi politici da quattro soldi cosa fanno? Pensano al Limonte!
È fuor di discussione che la Liguria ha il diritto internazionale di poter RI-tornare ad essere indipendente come lo è stata per oltre sette secoli. Invece di reclamare a gran voce questo diritto che i nostri padri ci hanno lasciato in eredità, i nostri governanti imbelli che si inventano? Un accordo umiliante con una regione, il Piemonte, che solo perché è più grossa conta di più. Ma quanto conterebbe nel mondo una Liguria ritornata indipendente?
Davvero non l’avrei creduto di assistere da vivo alla fine ingloriosa di una cultura splendida ed audace, anticipatrice di secoli di valori sociali attualissimi, come quella della Repubblica di Genova.
E il popolo ligure dov’è? Quel popolo che nel 1746 col Balilla insorse contro gli austro piemontesi (sì, piemontesi), che con l’aiuto della Madonna sconfisse nel 1625 i piemontesi invasori nei pressi del santuario della Vittoria, che nel 1814 al Congresso di Vienna lottò per non essere annesso al Piemonte, quel popolo, quella gente oggi dove sono? Pavidi e ciechi, adagiati nelle mollezze, interessati solo alle futilità, i liguri di oggi sono così incapaci di reagire che non riescono neppure più a far figli!
E se saremo conquistati prima dal Piemonte e poi chissà da chi, non lamentiamoci: alla fine temo che dovremo ringraziare se l’invasore straniero ci lascerà salva la vita! Ai Romani divenuti rammolliti i barbari non gliela concessero!
Forse è vero: ognuno ha ciò che si merita: ma questa fine ignobile e ingloriosa avrei preferito non vederla mai.
Fortunatamente a questo scenario verosimile, cari miei conterranei, l’alternativa esiste ed è una sola: lasciar perdere i politicanti immarcescibili e darci da fare tutti insieme per ritornare indipendenti e per poter di nuovo decidere da noi dei nostri destini. Allora sì, ne sono convinto, riemergerebbe una classe dirigente degna di quella che portò la Liguria alla gloria, allo splendore e al benessere.
Franco Bampi
uno degli ultimi Patrioti Liguri