L’Altra Sicilia: orgoglio ed autocritica

Da più parti ci vengono plausi, ma anche critiche per quello che abbiamo scritto e per quello che divulghiamo.

Fieri del plauso, dobbiamo pero’ obbligarci ad un’autentica autocritica per ripensare alle osservazioni che molti ci muovono e domandarcene le ragioni.


Certo, quando attacchiamo i poteri politici, lo facciamo per gridare la nostra delusione verso una classe politica che abbiamo, con il nostro voto, delegato a rappresentarci e che purtroppo sentiamo lontana e assente.
Non nelle pratiche di ordinaria amministrazione, ma sulla base profonda della condivisione di responsabilità, di quell’asse ideale che ci spinge a dare il consenso ad una parte piuttosto che ad un’altra.

Abbiamo tutti davanti gli occhi la situazione politica in cui versa la nostra Isola: trasformismi, disoccupazione galoppante, criminalità, abusivismi edilizi, scempi ambientali, bancarotta, situazioni che non si possono ignorare, che non possiamo tacere, e che ci impongono di gridare alto e forte rabbia e delusione.

“La verità deve essere detta anche se il mondo dovesse andare in pezzi!”- così grida a piena voce il grande Fichte.

Per questo le nostre parole possono talvolta sembrare “gridate” e assumere toni, che, forte e chiaro rifiutiamo di considerare eccessivi. Infatti se commentiamo una realtà – che peraltro tutti abbiamo sotto gli occhi – grave e densa di preoccupazioni, non possiamo certo sussurrare la nostra protesta, dobbiamo gridarla perché dobbiamo farci sentire, perché la situazione è preoccupante, perché il nostro tono deve essere conseguente. E le nostre denunzie riflettono nella quotidianità i dati di una situazione di degrado, di mancanza di valori e di abbandono del territorio.

Diffidiamo pertanto dei “sangiustini”, anzi temiamo il moralismo a senso unico; rifiutiamo ogni omologazione politica e come quel filosofo tedesco “mai nessuno ho imitato è sempre mi burlai di ogni maestro che burlato se stesso non avesse…”.

Francesco Paolo Catania
L’ALTRA SICILIA-Antudo